“Grattanuvole”: allattamento etico dei capretti

Oggi intervistiamo Alice, titolare con suo marito Alessandro, dell’azienda “Grattanuvole“.

Qui si allevano una settantina di capre Camosciate delle Alpi, a Valli del Pasubio, un paese situato a 350 m s.l.m. nell’area pedemontana di Vicenza, al confine con la provincia di Trento. Il nome Grattanuvole era il termine anticamente utilizzato a valle per indicare una zona del monte Pasubio a cui i titolari sono particolarmente legati. Le prime capre, inizialmente tre, furono acquistate da Alice, Medico Veterinario, nel 2006; nei 2011, dopo corsi, formazione, e tanta pratica, inizia la caseificazione e la vendita dei prodotti. L’azienda è a conduzione familiare. Adiacente a stalla e fienile si trova il caseificio, con punto vendita annesso: tutto il latte prodotto viene qui trasformato e i prodotti vengono venduti nello spaccio aziendale o nei mercati settimanali.

Come viene gestita l’alimentazione, la riproduzione e la salute della vostra mandria?
Per quanto riguarda l’alimentazione essa è costituita principalmente da fieno a volontà, tutto autoprodotto qui nella nostra vallata, ad una altitudine media di 500 m, i prati si sfalciano due volte all’anno e il fieno viene raccolto sfuso ed essiccato nel nostro impianto di essicazione. Somministriamo moderate quantità di concentrato durante le mungiture.
Gli accoppiamenti seguono la stagionalità degli animali e le monte sono per la maggior parte naturali, ad eccezione di qualche fecondazione artificiale, importante per il miglioramento genetico dell’azienda e per contenere la consanguineità.
Lo stato sanitario del gregge è buono, gli animali sono da sempre Caev negativi, e non ci sono segni di patologie quali paratubercolosi, malattia degli ascessi e forme respiratorie. Non si sono mai riscontrate mastiti cliniche. Due volte all’anno vengono eseguite delle analisi batteriologiche sul latte dei capi con rialzi di cellule somatiche sospetti.
I capretti nella vostra azienda vengono allattati sotto le madri. Potresti spiegarci perchè avete compiuto questa scelta?
Abbiamo lasciato i capretti con le madri fin da subito ed è stata una scelta prima di tutto etica. Crediamo che allevare le capre in modo più naturale possibile sia la scelta giusta: lasciar loro molto spazio a disposizione sia in stalla sia nel recinto esterno, non decornarle e lasciare che i capretti stiano con le madri. Inizialmente anche le caprette scelte per la rimonta rimanevano sotto le madri, tuttavia, dopo un po’ ci siamo resi conto che in questo modo si inselvatichivano parecchio e alla fine avevamo capre adulte poco gestibili e selvagge. Così da qualche anno, le caprette da rimonta dopo un giorno vengono separate dal gregge e cresciute in box con il secchio multibiberon (per i primi 15-20 giorni vengono alimentate con il latte caprino in esubero misto a colostro, dopodiché si passa al latte in polvere). In questo modo le femmine che alleviamo da vita, circa una decina ogni anno, crescono più tranquille e più abituate al contatto con l’essere umano.
Quali sono i punti critici a cui prestare maggior attenzione?
Nell’allattamento naturale la fase cruciale è rappresentata dai primi giorni di vita dei capretti.
Essi debbono essere riconosciuti ed accettati dalla madre; a volte capita che la partoriente venga disturbata dalle altre femmine ed allontanata così dalla prole. E’ bene avere degli spazi separati, i box parto, dove lasciare madre e piccoli per un paio di giorni.
Il colostro deve essere assunto nel più breve tempo possibile e da entrambe le mammelle. Bisogna assicurarsi nei giorni successivi al parto che le mammelle siano sempre morbide e che venga mantenuto il contatto madre-prole.
Quali problemi si possono riscontrare?
Ad esempio può capitare che i capretti si alimentino solo da una sola ghiandola mammaria (frequente se non si assistono nelle prime ore), oppure più raramente che i capretti vengano feriti/calpestati da altri adulti.
Capita anche che i capretti non vengano riconosciuti dalle madri, questo può capitare soprattutto se la madre è primipara e/o se non riceve assistenza post-parto.
Per limitare i problemi mammari è necessario che le capre vengano fatte transitare in sala mungitura almeno una volta al giorno in modo che si possano controllare e mungere le mammelle per scaricare il latte in eccesso e stimolarne così la produzione. Non è infrequente tuttavia ritrovarsi con uno sbilanciamento mammario a causa della fissazione dei capretti su una sola ghiandola mammaria.
Avete riscontrato maggior benessere nei capretti così allattati?
Questo metodo di allevamento permette di annullare tutti i problemi infettivi tipici del periodo dell’allattamento: diarree, sindromi del capretto molle, ecc. portando la mortalità dalla nascita allo svezzamento e le spese per il farmaco veterinario praticamente a zero.
Naturalmente questo è possibile se non si ha la necessità di risanare l’allevamento da patologie trasmissibili attraverso l’assunzione di latte o di colostro.
Anche dal punto di vista dell’accrescimento l’allattamento naturale non ha pari. I capretti crescono in modo costante e si raggiungono pesi interessanti in poco tempo.
Posso affermare quindi che, in base alla nostra esperienza, non ci sono controindicazioni  né mammarie né di accrescimento e salute dei capretti, basta avere le giuste attenzioni nei primi giorni dopo il parto.
I vostri clienti apprezzano questo metodo di allevamento?
Si, viene molto apprezzato dai nostri clienti, sia dal punto di vista etico sia per le caratteristiche della carne dei capretti che vengono macellati, che risulta dal punto di vista organolettico decisamente migliore di quella dei capretti allevati a latte in polvere.
Invece per quanto riguarda l’aspetto economico?
Questo potrebbe essere il vero aspetto negativo e non è da sottovalutare. Per il primo mese e mezzo dopo i parti il latte viene consumato dai capretti e non resta nulla per il caseificio.
Indicativamente con l’allattamento naturale si perdono i primi 45 gg di lattazione della capra, corrispondenti al periodo di maggior produzione. Va però considerato che con l’allattamento artificiale si hanno più perdite e maggiori spese di gestione. Inoltre con l’allattamento naturale i pesi al macello sono più alti e riusciamo a vendere i capretti ad un buon prezzo.
Un compromesso potrebbe essere la mungitura parziale: quando avevamo meno animali alla sera separavamo tutti i capretti (a partire dai 15-20 gg di vita) e poi li liberavamo dopo la mungitura del mattino. In questo modo si recupera parte della perdita di produzione. Ora non abbiamo più lo spazio per queste manovre e separare 20-30 capretti è una cosa, quando diventano un centinaio la faccenda si complica molto! Comunque esistono situazioni intermedie che si possono costruire a seconda delle caratteristiche e dei numeri di ogni singola azienda.
Il costo di questo metodo di allevamento è in definitiva alto per l’allevatore. Noi tuttavia continuiamo a concentrarci sui lati positivi: questi animali crescono sani ed appagati e questo è per noi irrinunciabile.

Autore: Margherita Rambaldi