
Con il termine “Fitoterapia”, dal greco “phyton” (pianta) e “therapeia” (cura) si indica quella pratica medica che cura, concorre alla cura e/o previene disturbi e/o patologie lievi e/o importanti, acute e croniche, mediante l’uso di rimedi vegetali estratti da piante medicinali, le cosiddette “fitomedicine” (herbal medicinal products).
Gli effetti terapeutici sono legati alle proprietà farmacologiche dei costituenti chimici presenti nella pianta o nell’estratto utilizzato. Tali farmaci consistono in un fitocomplesso, entità biochimica costituita dall’insieme di varie sostanze: il principio attivo (o i diversi principi attivi presenti), e una serie di altre molecole come composti organici, oligoelementi, sali minerali, vitamine, enzimi.
Le parti della pianta da cui si ottiene la fitomedicina sono le più diverse: frutti, foglie, fiori, radici ed in alcuni casi la pianta intera.
La fitoterapia rappresenta la più antica forma di medicina. Per secoli l’uomo ha sfruttato i principi attivi presenti in foglie, frutti e radici per la cura delle principali malattie della propria comunità e degli animali. Essa è tuttora diffusa in molte culture e, fino all’800, la quasi totalità dei medici veterinari in Europa utilizzava estratti vegetali per la cura delle malattie del bestiame.
La fitoterapia moderna è passata da una fase prettamente empirica ad una medico-scientifica supportata da ricerche notevolmente aumentate negli ultimi dieci anni che integrano ed arricchiscono le indicazioni derivanti dall’utilizzo tradizionale.
È stato dimostrato che gli animali, sia selvatici che domestici, riconoscono ed utilizzano spontaneamente le piante medicinali (zoofarmacognosia), per esempio alcuni scimpanzè masticano il midollo amaro della Vernonia amygdalina, che contiene il vernonioside B1 e il vernoniolo B1, attivi sui parassiti intestinali; scimmie Rhesus assumono terreni contenenti caolino (minerale argilloso) che detossifica dai veleni ed ha azione antidiarroica.
L’etnobotanica studia come un popolo di una particolare cultura e religione fa uso delle piante del luogo: si osserva come e perché le piante vengono usate a scopo alimentare, di difesa, in medicina, nella caccia e nelle cerimonie religiose.
La etnobotanica veterinaria studia l’utilizzo da parte degli allevatori di piante a scopo alimentare e medicinale per gli animali. Studi italiani (Viegi et al., 2003) identificano circa 300 specie utilizzate dalla medicina popolare nel nostro paese per uso animale, soprattutto nel bovino, in particolare per disturbi gastroenterici e della pelle.
La fitoterapia viene inserita tra le Medicine Non Convenzionali e Complementari in quanto basata primariamente sulla “experience” e meno sulla “evidence”. La fitoterapia si può considerare non solo una medicina alternativa, come alcuni ritengono, ma anche una disciplina complementare, un metodo integrativo e di completamento che, affiancando tra loro le diverse discipline mediche, determina l’attuazione pratica di una medicina veterinaria integratain cui il potenziamento dell’atto medico è finalizzato al raggiungimento del benessere e della salute animale.
Letture consigliate:
Firenzuoli F., Fitoterapia, 2004, Masson
Pisseri F.,De Benedictis C.,Roberti di Sarsina P.,Azzarello B., Sustainable Animal Production,Systemic Prevention Strategies in Parasitic Diseases of Ruminants,Alternative and Integrative Medicine, 2013.2-2
Pisseri F., Gestione sanitaria dell’allevamento biologico, utilizzo della medicina omeopatica e della fitoterapia Buiatria 3/2009: 57-63
Viegi, A.Pieroni, P.M. Guarrera, R. Vangelisti(2003) A review of plants used in folk veterinary medicine in Italy as basis for a databank, Juornal of Ethnopharmacology 89
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fvets.2023.1171987/full
Autore: Francesca Pisseri